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Alimentarsi di relazioni

Un vecchio detto recita: "Chi va con lo zoppo impara a zoppicare", non vorrei assolutamente sminuire in questo modo l'elevato significato del termine sanscrito satsanga (compagnia), ma diciamo che i detti popolari spesso hanno un loro perchè di esistere.

Spesso nella società troviamo persone che hanno difficoltà a togliere cattive abitudini, a rivolgersi ad un vero cambiamento, a trovare il compagno o la compagna giusta per la vita e continuano a perseverare sempre negli stessi errori. Vivono in un continuo stato di insoddisfazione e malessere e continuano ad autoalimentarlo. Se si va ad analizzare per qualche istante la vita quotidiana di queste persone si vede che la cosa che rimane sempre uguale è l'ostinarsi al voler mantenere lo status quo delle cose e delle persone con cui ci si relaziona, pretendendo comunque un evoluzione interna. L'evoluzione interna però, per essere una vera evoluzione, deve riflettersi anche nell'esterno, altrimenti ce la stiamo solo raccontando. Le relazioni con le persone ci nutrono; con quello che dicono, che fanno e in qualche modo noi tendiamo ad adattarci o comunque ad assorbire ciò che sta attorno. Siamo animali sociali e per necessità abbiamo bisogno di sentirci parte di un gruppo e a seconda dell'obbiettivo sociale di quel gruppo, adatteremo il nostro modo di essere, di pensare e di agire.

Ad esempio se oggi per preparare la vostra cena aveste bisogno di carote, dove andreste a prenderle? Ecco, molte persone è come se andassero dal meccanico e si lamentassero di non aver trovato ciò che serviva a loro e di non aver quindi potuto preparare la cena. Però ormai si sono affezionati al meccanico, è avvenuta una sorta di attaccamento e di sicurezza e quindi preferiscono rinunciare alla cena piuttosto di provare a cercare un negozio di alimentari. Certo, se questo fosse fatto con serenità nessun problema, in realtà si vive spesso nell'insoddisfazione perenne di non aver espresso ciò che si è e ci si rassegna ad una fittizia felicità in nome di una strana sicurezza quotidiana. Questo è il motivo per cui quando qualcuno decide di cercare le carote e non si reca più dal meccanico si allontanerà dalle abitudini avute fino a quel momento... Spesso si mette l'accento parlando di cattive energie date da certe persone, può anche essere vero, ma se loro scelgono di rimanere dal meccanico (non me ne voglia il mio... è solo un esempio come un altro...) la responsabilità del nostro cambiamento è solo nostra. Siamo noi che dobbiamo scegliere cosa fare della nostra vita, quindi siamo noi che scegliamo ad un certo punto se zoppicare, non cenare, o rinunciare alla felicità piena.

Vero è che quando si sta in un gruppo avviene qualcosa anche a livello neuronale. Ad esempio quando si medita in un gruppo i neuroni della corteccia prefrontale iniziano a direzionarsi tutti nel verso della persona più "elevata spiritualmente" presente nel gruppo, come una sorta di leader positivo che direziona gli altri presenti. Più semplicemente posso riportare l'esempio che sto vivendo in questo periodo nelle mie lezioni di yoga. Con i diversi gruppi stiamo sperimentando la relazione e nel momento finale in cui ci mettiamo in cerchio cerchiamo di ascoltare il respiro del compagno e di creare un unico movimento di inspirazione ed espirazione. Ad un certo punto il gruppo inizia a respirare all'unisono e qui si crea una comunione di azione e di sentire. La forza che può avere un gruppo è davvero molta e ogni individuo deve poter saper portare la propria personalità rimanendo consapevole che quel gruppo lo cambierà inevitabilmente. Quindi: quale compagnia e quale leader è meglio per la ricerca della tua felicità?

"If people keep bad company, their psychic bodies will be misguided by negative physical and psychic energies of those elements. Mental restlessness and the unhealthy waves of the environment will cause them to stray from the path. Hence, each and every human being should keep good company. One should move according to the spiritual flow and not according to the psychic flow of others."

(Prabhat Ranjan Sarkar)


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